19 ottobre | 02 dicembre 2017
prorogata fino al 10 dicembre 2017
con il Patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano
Ettore Frani Special Project Arteam Cup 2016
in collaborazione con Arteam | Associazione Culturale
Ci sono colori che rendono ciechi gli occhi degli uomini Lao Tse
La Galleria Paraventi Giapponesi - Galleria Nobili avvia la sua stagione espositiva con la
mostra La misura dell’inespresso 沈黙の尺度, occasione in cui il lavoro del celebre fotografo giapponese Yamamoto Masao (Aichi, 1957) incontra la
suggestiva pittura dell’artista italiano Ettore Frani (Termoli, 1978). La mostra nasce per l’assegnazione a Frani di uno Special Project in occasione
del Premio Arteam Cup 2016, di cui la galleria è stata partner, secondo l’espressa volontà dei galleristi di avvicinare, nel rispetto delle ricerche da loro condotte nei propri programmi
espositivi, due universi artistici possibilmente commensurabili, come quelli dell’arte occidentale e orientale, giapponese nello specifico mandato della galleria stessa.
Yamamoto Masao presenta sei fotografie dalla magnifica serie Shizuka, esposta in varie occasioni in diverse parti del mondo a partire dal
2012; Frani propone una serie di oli su tavola laccata, di varia dimensione, che, pur rispettando la matrice del proprio linguaggio pittorico, ha appositamente
concepita per l’incontro con la fotografia del maestro giapponese.
Inedito appare dunque il contatto tra due artisti che vivono presupposti culturali e abitano dimore dell’essere (parafrasando Heidegger), a partire
dall'idioma, dalla tecnica fino alla metodologia espressiva, molto differenti tra loro; sebbene, infatti, l’origine natia dei due tradisca un’adesione culturale a valori e visioni
evidentemente diversi, l’accostamento non appare improprio, anzi risulta altresì avvalorato dal desiderio di uscire dalle abituali convenzioni e logiche espositive e,
senza vincolarsi a criteri di giudizio più rigidi e schematici, di stabilire un colloquio fecondo e inusuale tra due artisti che, incontrandosi per la prima volta in questa occasione,
mostrano una sorprendente affinità nonostante la distanza, condividendo approcci, fascinazioni e suggestioni visive frutto di una silente, ma profonda connessione nella
percezione e resa della realtà sensibile.
A prescindere infatti dall’utilizzo di un medium differente – per Masao la fotografia (intesa nella sua accezione più tradizionale come processo artigianale
che prevede lo sviluppo di ogni singolo fotogramma) e per Frani la pittura ad olio – è possibile ravvisare in entrambi una peculiare atmosfera poetica
di sospensione del tempo e dello spazio raggiunta attraverso l'evidente assenza di colore e attraverso l’equilibrio precario tra
pieni e vuoti. La scelta di operare nel registro del bianco e nero, seppur data quasi per assodata in certa fotografia artistica, non è scontata per
Masao e a maggior ragione per Frani che si esprime attraverso un genere di tradizione secolare come quello pittorico. In Masao questa attitudine risponde a una sensibilità
tipicamente orientale che ha fondamenta e specifiche radici di riferimento; l’a-cromatismo così come l’a-simmetria non vengono,
infatti, percepiti negativamente come assenza di colore o di squilibrio, al contrario, come espedienti espressivi più efficaci e risonanti nella trasmissione dell’incanto artistico. Analogamente
per Frani l’avvalersi della monocromia nel processo creativo ridefinisce il consueto rapporto tra pittura, fotografia, istante visivo e fruitore, rinvigorendo e
conferendo nuova capacità espressiva al mezzo pittorico.
Il sentore di vago, l’inespresso, il senso di mistero inspiegabile presente nei lavori, sono note percepite, ma non spiegabili razionalmente: esse rimandano alle infinite sfumature del
possibile che abitano la Natura, evocando un ideale di bellezza sobrio e pacato, percepibile solo nel raccoglimento della contemplazione, in quello stato emotivo che i giapponesi
chiamano seijuku, ovvero di profonda calma nel mezzo dell’attività.
Più nello specifico sembra che Masao e Frani partano da antipodi geografici per incontrarsi a metà del cammino: le tavole dell’artista italiano colgono appieno la contingenza insita
nel tempo quotidiano sotto cui risiede l’eterna ciclicità che è legge fondamentale della Natura. Opere come Via Lattea o Ideogramma esemplificano
visivamente ciò che è in continuo cambiamento nonostante, in apparenza, sembri rimanere immutabile e di cui l’ambiente conserva sempre traccia
tangibile; il pensiero corre in questo caso alle linee che circoscrivono un significato attraverso i segni severi dei pittogrammi orientali a cui Frani sembra, implicitamente, far
riferimento. In modo analogo – e opposto – il fotografo giapponese definisce volumetricamente la fissità di spazi in cui porre quei ritrovamenti fortuiti che,
raccolti durante le sue passeggiate mattutine nei boschi e risparmiati al consueto, sono resi eterni attraverso un uso magistrale delle luci e delle sensazioni da esse evocate.
Il silenzio che affiora è ottenuto da entrambi grazie ai vuoti abbacinanti dei bianchi, all’infinita gamma di semitoni grigi in tensione lirica con gli sfondi cupi da cui, i due
artisti, plasmando lo spazio, fanno emergere l’essere sottraendolo all'oblio dell’om
Yamamoto Masao è nato in Giappone nella Prefettura di Aichi nel 1957, studia pittura prima di scegliere la fotografia come specializzazione
definitiva. Partecipa alla sua prima mostra nel 1994 alla Shapiro’s Gallery di San Francisco; la prima personale alla Yancey Richardson Gallery a New York, nel 1996, lo porta a molte altre mostre
negli Stati Uniti. Dal 2006 espone regolarmente il suo lavoro in gallerie e musei in Europa, Giappone, Russia e Brazile. La copertura mediatica comprende pubblicazioni quali il New York Times e
svariate altre testate specializzate. Masao vive attualmente in Giappone a Yatsugatake Nanroku, nella prefettura di Yamanashi, dove lavora a stretto contatto con la natura.
Ettore Frani è nato a Termoli (CB) nel 1978, nel 2002 si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e nel 2007 consegue la specializzazione in Pittura presso
l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1998 comincia ad esporre in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Nel 2010 vince il Premio Artivisive San Fedele. Il segreto dello
sguardo ed è finalista al LXI Premio Michetti. Nel 2011 vince la 1a edizione del Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana. Nel 2013 vince
la I edizione Espoarte awards stagione espositiva 2012/2013 Artista under 45 dell’anno. Nel 2015 è finalista al 16° Premio Cairo. Nel 2016,
ad Arteam Cup 2016, vince i premi Special Project Paraventi Giapponesi - Galleria Nobili, Milano e il Premio Speciale Fabbrica Eos, Milano di Arteam
Cup. Vive e lavora a Lido di Ostia (RM).
20 ottobre – 2 dicembre 2017
Inaugurazione giovedì 19 ottobre ore 18.00
catalogo digitale bilingue italiano inglese Vanillaedizioni con testo critico di Matteo
Galbiati
Dida immagini superiori:
Yamamoto Masao, #3037 Dance E, 2012, stampa alla gelatina d'argento incorniciata, 71x60 cm
Ettore Frani, Il dono, 2017, olio su tavola laccata, 70x110 cm Foto di Paola Feraiorni