Spazio 'Venanzina Pennesi' | Musei Civici e Diocesani di Camerino
24 luglio 2021 | 19 settembre 2021
E T T O R E F R A N I
L e d i m o r e d e l p i t t o r e - capitolo IV
in dialogo con le opere delle Collezioni Musei Civici e Diocesani di Camerino
a cura di Paola Feraiorni e Ettore Frani
Il progetto Le dimore del pittore, ideato e curato da Paola Feraiorni ed Ettore Frani, nasce nel 2017 quale riflessione intima sul senso della pratica pittorica, sui “luoghi” della pittura e sugli “oggetti” adoperati dal pittore nel suo lavoro quotidiano, i quali divengono, attraverso il suo sguardo, metafore dell’uomo e del suo rapporto ancestrale con il mistero dell’esistenza.
Accolto e promosso nel 2019 dalla Raccolta Lercaro, già interlocutrice preferenziale negli anni dei contenuti della ricerca di Frani, il progetto, avvalsosi anche della co-curatela di Andrea Dall'Asta e accompagnato da un testo di Roberto Diodato, ha preso forma negli spazi della Fondazione bolognese divenendo, nel corso di quasi un anno, un percorso espositivo in fieri sviluppatosi in tre capitoli e momenti espositivi.
Un progetto sui generis che sviluppa uno dei nodi essenziali della poetica di Frani: la pratica della pittura come luogo di un’autentica e profonda esperienza spirituale.
L’opera e il suo farsi divengono, per l’artista - come per il fruitore -, occasione di esplorazione introspettiva e momento privilegiato nell’esperienza dell’invisibile.
Le opere che compongono il 'quarto capitolo' de Le dimore del pittore, presentate presso gli spazi del nuovo polo museale Venanzina Pennesi, rappresentano una sintesi della naturale evoluzione del percorso di ricerca di questo ciclo - ancora in fieri - e sono state selezionate con l’intento di creare un dialogo con il patrimonio artistico dei Musei Civici e le Collezioni Diocesane di Camerino, ora custodito in questa “dimora temporanea”, e per accostarsi, in punta di piedi, all’esperienza traumatica subìta dalla città a causa del terremoto del 2016.
Il tema del “dimorare” diviene, dunque, qui, non solo una profonda metafora ontologica ed esistenziale, ma anche una riflessione fortemente simbolica, perché calata nella realtà del vissuto della comunità.
Le opere che il visitatore incontrerà sono immagini evocative che invitano a riflettere sulla caducità e la drammaticità dell’esistenza ma che, senza disperazione, aprono lo sguardo verso quella luce che con pietas incontra le cose del mondo, ri-velandole quasi fossero una ierofania.
Per dirla con Andrea Dall’Asta: Ettore Frani riflette sul senso più profondo della genesi creativa. Attraverso la sua inconfondibile e raffinata tecnica ad olio su tavola laccata bianca, crea universi sospesi in cui il bianco emerge dal fondo.
Quella luce è epifania, rivelazione di una dimensione intima che suggerisce profondità infinite e insondabili, è manifestazione di un mistero che sta per accadere o che è già accaduto.
Il pittore soggiorna nella luce e in quella luce ciascuno di noi è invitato a dimorare per riconoscersi chiamato, interpellato. Illuminato.
Questi dipinti divengono soglie dischiuse sul mistero che ci sopravanza e che solo la luce, da cui sembrano provenire e a cui sembrano voler tornare, può rivelare.
Sono opere che ci invitano a sostare su questa soglia, confine tra visibile e invisibile, tra immanenza e trascendenza. È un interregno, quello del dimorare, tutto umano, ma che si apre alla presenza di un’alteritá irriducibile che ci abita da cui siamo continuamente interrogati.
In questa visione dimorare significa, dunque, avere cura e custodire questa dimensione interiore dell’uomo che resiste, rimanendo dimora inespugnabile ed inestirpabile, nonostante tutto.
Per questa mostra l’artista ha realizzato espressamente un’opera, dal titolo Nella dimora che vuole testimoniare quanto finora espresso ed essere espressione di tenacia e resistenza.
Il dipinto sarà donato ai Musei di Camerino quale segno di vicinanza alla comunità e alla sua profonda ferita.